San Terenzo


Mentre leggi puoi ascoltare questa bellissima canzone di Zucchero: DIAMANTE


Percorrendo, anche a piedi, i tre chilometri che separano Lerici da San Terenzo sul lungomare di Via Biagini, a nord di Lerici, si fiancheggia l’Hotel Shelley, il privato “Lido di Lerici” e la spiaggia libera “Venere Azzurra” con il suo enorme omonimo parcheggio per auto e autobus turistici.

Continuando si arriva in territorio di San Terenzo, il borgo dei poeti romantici inglesi. Quasi tutte le mattine, per andare al lavoro mi fermavo al bar della piazzetta di fronte alla spiaggia, a fare colazione all’attuale Bar Giovani anche per ascoltare qualche discorso tra vecchi pescatori santerenzini che, in dialetto ligure, ricordavano episodi di vita trascorsi in mare.

La posizione riparata e incantevole fece di San Terenzo la meta preferita di molti poeti, artisti e intellettuali. La lista sarebbe molto lunga basti citarne alcuni, oltre al famosissimo Shelley che qui soggiornava, assieme alla moglie Mary, nella villa Magni:

  • Sem Benelli; drammaturgo, scrittore e poeta, che coniò l’appellativo “Golfo dei Poeti”.

Nacque a Filettole (Prato) nel 1877e scrisse molte opere teatrali, ma la sua fama sarebbe cominciata con l’opera La Tignola. e il dramma La cena delle beffe, del 1909, che venne musicata come opera lirica e presentata come prima alla Scala di Milano, diretta dal maestro Arturo Toscanini.


  • Henry James, scrittore e critico statunitense che tra il 1870 e il 1914

scrisse oltre venti libri. Era famoso anche come critico letterario e profondamente legato alla cultura europea. Nacque a New York nel 1843. Nel 1980 visitò l’Italia. Fu considerato il precursore dei romanzi psicologici.


  • Lord George Byron, un poeta inglese che non ha bisogno di presentazione.

Considerato uno fra i primi poeti romantici inglesi si distinse anche sul piano politico. Le sue poesie erano sì impregnate di romanticismo ma esprimevano lo spirito di ribellione contro i soprusi e l’ordine precostituito. Fra le tante poesie scrisse alcune strofe musicate:

Dicono che la Speranza sia felicità,
ma il vero Amore deve amare il passato,
e il Ricordo risveglia i pensieri felici che primi sorgono e ultimi svaniscono.

E tutto ciò che il Ricordo ama di più un tempo fu Speranza solamente;
e quel che amò e perse la Speranza
oramai è circonfuso nel Ricordo.

È triste! È tutto un’illusione:
il futuro ci inganna da lontano,
non siamo più quel che ricordiamo,
né osiamo pensare a ciò che siamo.


  • Arnold Bocklin, un pittore svizzero, nato a Basilea nel 1845.

Artista fra i più importanti del secolo XIX. Di lui esistono opere di incisione e scultura. Famoso il suo autoritratto con la morte.


  • D.H. Lawrence, nacque a Eastwood (Inghilterra) l’11/09/1885.

Inizia come poeta a pubblicare i suoi primi versi nei primi del 1900. Dopo non appena un anno comincia a scrivere i romanzi Il pavone bianco e Di contrabbando. Dopo la pubblicazione del suo terzo romanzo Figli e amanti sposa la moglie di un suo ex professore e comincia la sua esistenza fatta di viaggi in tutto il mondo cercando un posto ideale per scrivere e curare la sua malattia (tubercolosi) in una natura incontaminata e lontana dai luoghi industriali della sua infanzia.

Scrisse moltissimi romanzi fra cui L’amante di lady chatterley e anche dei saggi fra cui uno sul premio Nobel Giovanni Verga. Fu uno dei migliori scrittori del 900.


  • Virginia Wolf, nacque a Londra nel 1882.

Uno dei talenti più cristallini della letteratura inglese. La sua ispirazione fu senz’altro influenzata da alcuni traumi psicologici come la morte della madre e lo stupro che subì ad opera del suo fratellastro quando aveva appena sei anni, cosa che la segnò per tutta la vita procurandole esaurimenti nervosi e crisi depressive maniacali che la portarono al suicidio (si annegò nel fiume Ouse, vicino casa). Prima di suicidarsi lasciò una commovente lettera al marito dicendogli che non riusciva più a connettere e a scrivere e che stava ricominciando ad impazzire senza rimedio. Lo ringraziò per l’amore e tutta la felicità possibile che le aveva donato.

Il suo primo successo fu il racconto autobiografico Momenti di essere in cui racconta gli abusi sessuali subiti da lei e la sorella. Fu appassionata attivista per la difesa delle donne e per le pari opportunità. Fra i suoi numerosi racconti e romanzi il capolavoro Gita al faro dove racconta i giorni felici della sua infanzia in Cornovaglia. Scrisse anche: La signora Dalloway, Orlando, La crociera, Notte e giorno, Una stanza tutta per sè, Le tre ghinee, e tanti altri romanzi e racconti.


  • Gabriele D’Annunzio, nacque a Pescara nel 1863.

Scrittore, poeta, giornalista, drammaturgo eroe di guerra e uomo politico protagonista della storia italiana dei primi del Novecento. Le sue opere sono improntate al gusto della bellezza, dell’arte, del bello esteriore e dell’anticonformismo. Noto donnaiolo, nonostante sposato, ebbe molte amanti (fra cui la famosa Eleonora Duse) e una vita movimentata che lo portò a scrivere Il piacere. Come amante anche dell’avventura prediligeva volare.

Nel 1918 fece un volo di ricognizione su Vienna, la capitale dell’Austria nostra nemica, per lanciare volantini propagandistici che invitavano gli austriaci a cessare la guerra. Era un fervente patriota che a causa di un incidente aereo perse l’occhio destro e capeggiò un piccolo esercito di volontari alla conquista della Dalmazia che gli alleati non avevano attribuito all’Italia.

Conquistò la città di Fiume, ma dopo un anno fu costretto ad abbandonarla dal governo italiano che volle rispettare il volere degli alleati nella suddivisione dei territori. Per questi motivi divenne sostenitore del movimento fascista,che iniziava a muovere i primi passi, mettendo in risalto i concetti di patria e nazionalismo che tanto cari erano al Duce. In seguito Benito Mussolini volle accontentarlo facendogli costruire Il Vittoriale degli Italiani, un complesso di edifici con giardini, piazze e teatri sul Lago di Garda, dove morì nel 1938. Tra le sue opere più famose: Primo vere, Canto novo, Intermezzo di rime, Isaotta Guttadauro, Elegie romane e tanto altro.


Come per Lerici, anche per San Terenzo alla bellezza e alla cultura si assomma una storia che sa di incredibile, una storia che risale al 1849, una storia che avrebbe cambiato il destino dell’unità d’Italia. Il 2 settembre 1849, il pescatore santerenzino Paolo Azzarini salvò Giuseppe Garibaldi ed entrò nella storia del Risorgimento Italiano, come raccontano le cronache dell’epoca:

Il 9 febbraio 1849, dopo la fuga di papa Pio IX a Gaeta, le forze liberali capitanate da un triunvirato (Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini) fondarono la Repubblica Romana proclamando la fine del potere temporale della chiesa cattolica abolendo la pena di morte le censure e istaurando un nuovo modo di governare, con l’aiuto del “suffragio universale” (il referendum).

Queste idee furono subito osteggiate. Il papa chiese aiuto alle potenze straniere: Francia, Austria e Spagna. Il 25 aprile 1849, Napoleone III inviò un corpo di spedizione che sbarcò a Civitavecchia dirigendosi verso Roma. Il 30 aprile 1849 Giuseppe Garibaldi, respinse l’attacco delle truppe francesi, ch’erano meglio armate ed equipaggiate. La resistenza delle truppe garibaldine non potette fare molto contro la superiorità numerica degli avversari.

Il 2 luglio 1849 la repubblica romana cadde e assieme ad essa caddero anche le nuove idee democratiche e repubblicane di Giuseppe Mazzini. Giuseppe Garibaldi fu costretto a fuggire e cercando di raggiungere il Piemonte, braccato dalle truppe francesi e papaline, arrivò a Follonica grazie all’aiuto dei suoi fedelissimi e dei patrioti che incontrava lungo il viaggio.

Ma la rete dei soldati si andava restringendo sempre più attorno al generalissimo, tanto che, nonostante i travestimenti, non riuscì a proseguire. Tutti i patrioti di Follonica e Toscana si ersero a custodia di Garibaldi e uno di loro, un certo Gaggioli, si recò a Piombino e s’imbarco per l’Isola d’Elba dove sapeva che c’era un altro patriota: “Paolo Azzarini di San Terenzo” che, con il padre e quattro marinai a bordo della sua barca, pescava attorno all’isola.

Gaggioli ebbe subito l’aiuto sperato. Azzarini studiò subito un piano per portare in salvo Garibaldi con la sua barca “La Madonna dell’Arena”. Per prima cosa si recò alla capitaneria del porto di Follonica e disse al capitano che voleva fare un contratto con un commerciante del posto, per rifornire la città di pesce fresco, tre volte la settimana.

Per rendere abitudinaria la sua presenza in città, cominciò a girovagare per Follonica parlando con diversa gente e allontanando da lui ogni minimo sospetto osserva gli spostamenti dei sodati e il luogo migliore dove poter imbarcare Garibaldi. Si reca anche al rifugio del generalissimo e gli illustra il piano per portarlo verso la salvezza in Liguria. Informò il generale di farsi trovare la sera stessa a “Cala Martina” e che avrebbe imbarcato sia Lui che un suo luogo-tenente, travestiti da marinai. Avrebbero preso il posto di suo padre e un altro marinaio perchè la capitaneria di Follonica sapeva il numero dell’equipaggio.

L’indomani mattina presto salpano e fanno vela verso la Liguria cercando di evitare le navi da guerra toscane che incrociano lungo la costa. Il viaggio durò tre giorni senza incontrare ostacoli e il 5 settembre 1849 attraccarono nel sicuro e amico porto di Portovenere. Il viaggio durò tre giorni senza incontrare ostacoli.


Paolo Azzarini salvò la vita a colui che, con la “Spedizione dei mille”, avrebbe contribuito a unificare l’Italia.

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Appena sbarcato, il generale volle ricompensare Azzarini con molte monete d’oro (papaline d‘oro) ma Paolo rifiutò dicendo a Garibaldi che sarebbero state più utili a lui e alla causa. Garibaldi fu commosso dal gesto e volle lasciargli un ricordo, un attestato indirizzato:


Al Padrone Paolo Azzarini che la fortuna gli aveva fatto incontrare sulla terra dominata dai tedeschi e …………. …………………………………………………………………………………………………………………………. che aveva fatto tutto “egregiamente e senza alcun interesse”.

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Oltre la Baia di Marinella si può andare sulla collina di San Terenzo, al “Parco di Falconara” dove ammirare lo spettacolo mozza-fiato del “Golfo” e della “Baia Blù”. 

Proprio a Falconara, sopra l’attuale campo sportivo, sorgeva una polveriera dell’Esercito. Il 22 settembre del 1922, durante un fortissimo temporale un fulmine colpì la polveriera che custodiva ben 1500 tonnellate di esplosivo. L’esplosione fu tremenda, basti pensare che la sola onda d’urto distrusse o danneggiò tutte le case di Falcona, San Terenzo, Pugliola, Pitelli e Pertusola, arrivando perfino a Lerici. Inoltre incenerì tutta la vegetazione della zona.

Esiste ancora una lapide che ricorda il tragico evento in cui perirono moltissime persone. Si trova attualmente a San Terenzo, lungo la salita che dal mare arriva all’incrocio per Spezia-Sarzana (Via Vittoria) ed esattamente sul muro dell’attuale scuola dell’infanzia (l’allora Asilo della Carità). A

Per avere un’idea approssimativa del disastro basta leggere gli articoli del giornali dell’epoca “IL SECOLO XIX” di Genova che scriveva: “Un nuovo grande lutto per l’Italia. Un centinaio di morti e quattrocento feriti”.