Pubblicato: Ottobre 2022

Il fronte di copertina

La quarta di copertina con la sinossi e il dorso

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PAGINA IN MANUTENZIONE/AGGIORNAMENTO

Il libro inizia con:

L’INTRODUZIONE:

Ora che i miei piedi sono stanchi, e i miei occhi appannati dalla vita, voglio rifare quel cammino sulla Via Francigena1 in Lunigiana2, dove i passi, cadenzati dal vecchio bastone, vagavano su quelle colline indimenticate, fra boschi e campagne. Con lo zaino colmo e l’animo lieto, dimenticando quotidiane banalità, capitava di incontrare diversi viandanti su quegli antichi sentieri e bastava un semplice “buon cammino!” per sentirmi in pace e provare l’armonia nel grembo di madre natura, ritrovando me stesso. Non pensavo chi o di che razza fossero, erano persone che il cammino insegna a rispettare senza pregiudizi e onorare come appartenenti a questa bizzarra umanità. Fu così che, a partire dai quei giorni e guardando il mio prossimo, penso di più alla nostra Terra: questo nostro granello di polvere sperduto nell’universo dove vivono molte forme di vita tra cui una sola razza umana oltre a tante razze di animali e piante.

Ancora mi chiedo cosa fosse quella forte fede che spingeva gli antichi pellegrini a fare quel cammino fra tanti pericoli e privazioni e rischiando la vita. Questi sentieri non sono semplici Vie ma percorsi interiori di scoperte e di bellezze preziose trascurate dal turismo di massa. Non sono semplici cammini ma percorsi che portano a un’emozione rivivendo la storia dei nostri predecessori. Sono percorsi che portano in un’altra dimensione.

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1ViaFrancigena: l’antica Via Francesca, il cui nome risale al 600;

2Lunigiana: la regione dell’ alta toscana che prende il nome dall’antica Luni, un’antica città e importante porto Romano alle foci del fiume Magra i cui detriti lo sommersero.

LA PREFAZIONELE “PEREGRINATIONES MAIORES”:

Il cammino di Santiago di Compostela (in Spagna), il pellegrinaggio a Gerusalemme (la città tre volte Santa, venerata da tre religioni monoteiste) e la Via Francigena (da Canterbury, nella contea di Kent in Gran Bretagna, fino a Roma) sono i tre maggiori percorsi che testimoniano la devozione del popolo cristiano.

Il gran paradosso, in questi tempi di “Exit”1, è il fatto che fu proprio un monaco inglese a iniziare l’unione spirituale dell’Europa. Si sente ancora il fascino che questa via esercita su tutti gli europei, in quanto possessori di quelle tradizioni comuni che fecero la storia della Chiesa Cristiana, la nostra storia. Sarà Goethe a dire che “la coscienza d’Europa è nata sulle vie del pellegrinaggio”.

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1Exit: l’uscita dell’Inghilterra dalla CEE (Comunità Economica Europea)

Negli ultimi decenni è diventato quasi di moda ripercorrere alcune tappe di questo vecchio pellegrinaggio. In realtà di vecchio è rimasto ben poco. Negli zaini (le moderne bisacce) non c’è più la dura pagnotta e il pezzo di formaggio, ora si mangia e bene nei famosi ristoranti distribuiti lungo il percorso. Non si dorme all’addiaccio ma in comodi hotels o sicuri, anche se spartani, submansiones1 gestiti da frati. Però lo spirito è lo stesso e camminando lentamente si arriva a una forma di meditazione, di ricerca interiore e di “luce intellettual, piena d’amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogni dolzore” (Dante-Paradiso xxx).

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1 submansiones: erano i punti di sosta disseminati lungo la Via per dare rifugio e ospitalità a viandanti e pellegrini.

La mitezza di questo spirito elevò gli antichi cristiani fino al martirio e, dopo la caduta dell’Impero Romano, prima affrontarono e dopo inglobarono nella loro fede le più grandi potenze di allora. Fu così che Roma (il Vaticano) tornò ad influenzare, anche se spiritualmente, quasi tutti i popoli allora conosciuti, dal Portogallo all’Est europeo, dall’Etiopia al nord Europa. Ad esempio:

– l’Impero Romano d’Oriente (i bizantini), la cui antica capitale Bisanzio (l’attuale Istanbul) fu ricostruita e chiamata Nuova Roma Costantinopoli, dall’imperatore romano Costantino che, a conferma della loro romanità, avevano scelto di chiamarsi Rhōmaîoi (Romani).

– i Longobardi, popolo germanico guidato da Alboino che nel 568 invase e si insediò in Italia fino a diventarne il re.

– i Sassoni, popolo del nord della Germania che verso il 400 invase la Britannia e alla fine dello 800, dopo ripetute incursioni in Francia, furono sconfitti dai franchi. Carlomagno li sottomise e li costrinse alla conversione cristiana.

i Franchi, popolo originario della Germania occidentale che, come “foederatae-civitates” (popoli federati, alleati) dell’Impero Romano, si stabilirono in Gallia.

– i Britanni, celti della Gran Bretagna, che assimilarono la cultura dei loro conquistatori Romani prima e Anglosassoni dopo.

– alcuni popoli africani, Etiopia, nord Africa ecc., dove ancor oggi, anche se in minoranza, si professa la religione cristiana.

Si può dire che i pellegrini furono il seme da cui fiorì la civiltà cristiana. Questo esercito di fedeli e monaci, sotto il simbolo della loro fede (la Croce), fieri della loro misera divisa1 e armati di un solo bastone, per sostegno, attraversarono queste nazioni in lungo e in largo, su tutti i sentieri: le “vie romee2“.

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1 divisa: l’abbigliamento dei pellegrini. Nel XII secolo, a Santiago de Compostela, nel primo libro di una summa di civiltà veniva descritto il rituale della vestizione e l’abbigliamento (signum peregrinazionis) che doveva avere il pellegrino:

  • la piccola bisaccia, un sacchetto di pelle aperto e senza legacci che simboleggiava la generosità nell’elemosina, la mortificazione della carne e la pochezza del suo avere che doveva dipendere dalla Divina Provvidenza.
  • di pelle di animale, perché il pellegrino deve mortificare i desideri della carne attraverso le sofferenze della fame e della sete.
  • senza legacci, perché il pellegrino deve condividere, quel poco che ha con i poveri e i bisognosi.
  • il bastone per l’appoggio, perché costituisce il terzo piede a simboleggiare la Santissima Trinità.
  • il petaso, il cappello a tese larghe per proteggersi dal sole e dal freddo.
  • la pellegrina,il mantello.
  • la conchiglia, che inizialmente era il simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela ma in seguito testimonianza del pellegrinaggio.

2 vie romee; vie romipete: tutte le vie, allora esistenti, che portavano a Roma e che diedero il nome al famoso detto: “Tutte le vie portano a Roma. Una di queste vie è l’attuale Via Francigena che dall’Inghilterra porta a Roma.

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Diffusero il loro Credo (il Vangelo), aprirono nuove strade, costruirono abbazie, submansiones, pievi e ospitali attorno ai quali sorgevano mercati e centri abitati. Gli antichi re e imperatori, da Carlomagno a Napoleone Bonaparte, ambirono la nomina e la consacrazione dell’incoronazione e questa tradizione continuò nei secoli a venire.

Elisabetta, l’attuale regina d’Inghilterra, fu incoronata con la “Corona di Sant’Edoardo” alla presenza dell’arcivescovo di Canterbury. Giurò di regnare con pietà, giustizia e di difendere il protestantesimo nel Regno Unito e di proteggere la Chiesa d’Inghilterra, con i suoi vescovi e tutto il clero.

Solo Napoleone Bonaparte, il 26 maggio 1805, pur essendo incoronato alla presenza del Papa nel Duomo di Milano, re d’Italia, volle simboleggiare la sua autonomia prendendo la corona ferrea, ponendosela in testa dando le spalle al Papa, e pronunciando la famosa frase “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca!

La fede dei pellegrini ancora continua a vivere specialmente nei missionari sparsi su tutta la terra.

Lo sviluppo culturale dell’Europa deve moltissimo al pellegrinaggio, a questi pii viandanti che per molti secoli percorsero, in lungo e in largo, tutte le Vie Romee che portavano a Santiago, Roma e Gerusalemme, ad ogni sosta costruivano una chiesa, una cattedrale o un’abbazia attorno a cui nasceva una comunità, non solo cristiana. Oggi basta pensare che In ogni paese o villaggio c’è sempre una chiesa, dove si sente il canto dei fedeli: “Il mio popolo è in cammino….”.

Oltre ai disagi, il pellegrino doveva rispettare regole precise, doveva sostare non più di due giorni, tranne in caso di malattia, viaggiare di giorno. Nel medioevo erano in molti che volevano percorrere questo cammino assumendo la condizione di “homo viator” per mettere il passo sulle antiche pietre di uno degli innumerevoli reticoli delle vie romee che alla fine presero tutti il nome di Via Francigena.

LE ORIGINI DOCUMENTATE

Il primo accenno documentato alla Via Francigena risale all’anno 876, alle pendici del Monte Amiata. Nell’abazia di San Salvatore i monaci benedettini redissero un atto di affitto di un podere, vicino alla fortezza di Radicofani, in val d’Orcia (Siena).

Per delimitare il podere nell’atto scrissero: “per fossatu discendente usque in Via Francesca”, cioè lungo il fosso che scende fino a Via Francesca’, l’attuale Via Francigena.

L’abbazia fu costruita nel 743 dal duca longobardo Ratchis, come testimonia la bellissima cripta longobarda con trentadue colonne con capitelli. All’interno dell’abazia viene conservato un crocifisso ligneo in cui, durante un restauro, fu scoperta una cavità contenente alcuni oggetti di culto: un sacchetto, con il sigillo di San Benedetto, con le reliquie di San Fortunato e di Papa Ponziano.

Fino al XII secolo fu importante punto di riferimento lungo la Via Francigena. Nel 1972 fu retrocessa a chiesa parrocchiale.

Sigerico fu un monaco della chiesa di Glastonbury, contea di Somerset, in Inghilterra.

 Nel 980 Sigerico fù nominato Abate nell’Abbazia di Sant’Agostino a Canterbury, nella contea del Kent, nel sud-ovest dell’Inghilterra. Il piccolo villaggio di Canterbury esisteva già molti secoli prima della nascita di Cristo ma solo sotto i romani raggiunse il suo massimo splendore.

Fu chiamata Durovernum Cantiacorum e, nell’anno 55 a.C., Giulio Cesare la elevò a Forum. Conservò il meglio delle tradizioni e della civiltà romana e nel 560 divenne la capitale del regno del Kent (Cantius).

Fu Sant’Agostino a fondarvi la sede della prima diocesi cristiana dell’Inghilterra, nel 597 a.C. e d’allora continuò ad essere fulcro di cristianità britannica. L’altro famoso santo, vescovo di Canterbury, fu Thomas Becket, cancelliere di re Enrico II, che difese strenuamente l’autonomia del clero; non accettò la sovranità del re sulla giurisdizione della chiesa e fu per questo che nel 1164 fu costretto a fuggire in Francia.

Nel 1170 il re lo ingannò fingendosi pentito e disposto ad accoglierlo lo pregò di tornare. Thomas Becket tornò e nel mese di dicembre fu ucciso nella stessa cattedrale di Canterbury.

Nel 990, proprio da lì, dalla lontana Inghilterra, a piedi e a cavallo, accompagnato dal suo seguito, s’incamminò per settantanove giorni per una delle tante vie romee attraverso Francia, Svizzera e Italia per recarsi fino a Roma da Papa Giovanni XV che lo investì arcivescovo di Canterbury.

Al ritorno, Sigerico annotò tutto il percorso, da Roma verso l’Inghilterra, a guisa di giornale di bordo, riattraversando Italia, Svizzera e Francia. Fu così che si cominciò a menzionare questo percorso con il nome di Via Francigena.

Parte di manoscritto del diario di Sigerico, conservato alla British Library

Nel 1994, La Via Francigena fu dichiarata, dal Consiglio Europeo, ‘Itinerario Culturale

IN SVIZZERA, AL CONFINE CON L’ITALIA Da: BOURG SAINT PIERRE (1632 metri/slm) a : COL DU GRAND SAN BERNARD (2473 m/slm)

Su queste bellissime montagne e vallate, gli antichi popoli celtici che vi abitavano, adoravano Penn, Dio dei monti, a una altitudine di oltre duemila metri. I romani vi costruirono, come punto di sosta, il tempio di Giove Pennino, tra Augusta Pretoria (Aosta) e Mogontiacum (Magonza-Mainz) nella Germania occidentale. Con il passare dei secoli sulle rovine di questo tempio fu edificata una chiesa e un borgo.

A Bourg Saint Pierre, in Svizzera, tra l’800 e il 900 esisteva un monastero dedicato a San Pietro (Abbatia montis Jovis Sancti Petri), l’abazia di monte Giove San Pietro. La Storia e la sacralità albergano incontrastate fra queste montagne e laghi glaciali, e i monaci osservano ancora e scrupolosamente la loro regola “Cristo è nei pellegrini e in tutte le persone bisognose”.

Questa Regola1, tramandata per millenni, è stata la linfa vitale che ha retto la chiesa cristiana. Verso la metà del 900, il monastero fu distrutto dai saraceni che imperversavano in quelle zone e nell’anno 1025 si hanno i primi riferimenti della esistenza di una chiesa. Nell’anno 1050 San Bernardo di Mentone, arcivescovo di Aosta (per questo chiamato anche San Bernardo d’Aosta), fondò Borg-Saint-Pierre, in territorio Svizzero, dove, per difendere i pellegrini dai saraceni, fece costruire un ospizio e una chiesa, dedicata a San Nicola.

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1 Regola: disciplina ecclesiastica. Proprio per caso, una domenica, cambiando i canali della televisione vidi celebrare una messa da Papa Francesco. Predicava: “Si vede Gesù nel volto dei poveri!” ed io, pur non essendo un cattolico molto credente, mi soffermai a riflettere e maturai la convinzione di scrivere questo libro). __________

Questo percorso che porta al passo, conosciuto fin dal I secolo d. c., è una delle tappe più simboliche di tutta la Via, meta preferita da pellegrini e armate, provenienti dall’Italia da una parte (i romani) o dall’altra (barbari e altri invasori). Pure Napoleone Buonaparte, dopo aver rovesciato l’ultimo Direttorio rivoluzionario ed essere stato nominato Primo Console, nel maggio del 1800, passò per Borg-Saint-Pierre, e sostò all’Ospizio del Gran San Bernardo.

L’evento viene ricordato da una targa affissa sul muro di una casa dove dimorò, prima di continuare la sua marcia.

San Bernardo d’Aosta, fra queste montagne, fondò i primi borghi, Qui, la bellezza dei paesaggi alpini, coinvolge anche i più scettici. Anche Sigerico, prima di attraversare il Colle del Gran San Bernardo, soggiornò all’Ospizio e lo chiamò Petrecastle.

L’ospizio del Gran San Bernardo

Qui, i monaci crearono la bellissima razza dei cani San Bernardo, quei cagnoni grandi e grossi conosciuti in tutto il mondo, per avere salvato molte vite umane, specialmente coloro che necessitavano di soccorso o erano sommersi da valanghe di neve. Venivano usati principalmente per trasportare carichi pesanti e come cani da guardia. L’allevamento fu ceduto dai frati alla Fondazione Barry, accanto a l’Ospizio, che prese il nome da uno dei cani più famosi, Barry, che salvò la vita a più di quaranta persone.

I cani all’ospizio del Gran San Bernardo

VERSO I SENTIERI ITALIANI DELLA VALLE D’AOSTA

Il libro Continua con:

3 pensiero su “Sulle tracce di Sigerico”
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