La pagina di oggi

Questa mattina, mentre ascoltavo qualche notizia davanti alla televisione, centellinando il mio solito caffè, un uomo mi ha proiettato indietro nel tempo.

A distanza di ottocento anni un altro uomo e Francesco (quello di Assisi) gridava al mondo il suo grande credo “siamo tutti fratelli”.

Papa Francesco si trova ad Abu Dhabi, con gli altri due rappresentanti delle religioni monoteiste, per continuare la costruzione di ponti della fratellanza con la sua enciclica “Fratelli Tutti” (omnes fratres).

Propone la terapia della fraternità a questo mondo malato, non solo di Covid-19, mettendo in luce le nostre false sicurezze e la nostra incapacità di vivere insieme e di tolleranza che fomentano l’odio.

Per questo cita anche una famosa canzone di : Vinicius de Moraes: “È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, ca­sa e lavoro a tutti. Questa è la vera via della pace, e non la strategia stolta e miope di seminare timore e diffiden­za nei confronti di minacce esterne”.

Mentre leggi puoi ascoltare Vinicius de Maraes

Mentre le persone sono distratte dai quotidiani problemi politici dei partiti che continuano a litigare e porre condizioni, per il bene degli italiani (secondo loro), c’è un uomo che si erge al di sopra di tutti.

Mentre qualche politico ricomincia a parlare di muri e frontiere quest’uomo costruisce strade fra le culture diverse di grandi masse, nel nome del “Dio unico” e di una pace mondiale che ponga fine all’intolleranza al terrorismo e alle distruzioni.

Io che non sono un credente convinto resto traumatizzato dal confronto politico e continuo a sognare un’Italia dove la miriade di partiti si uniscono sotto un “credo” comune, sia esso di “sinistra” di “centro” o di “destra”, proiettando nel futuro la nostra nazione con un governo che duri cinque anni, fino alle prossime elezioni, e che possa fare le tanto agognate “riforme strutturali“, quelle che anche l’Unione Europea ci chiede da tanto tempo.

Ancora continuo a sperare. Ma forse, come cantava quel famoso cantante, cerco l’isola o, per meglio dire, “la penisola che non c’è”.